Chi non ha mai provato l’amore, quel sentimento così prorompente da far battere il cuore all’impazzata e desiderare di trascorrere 24 ore su 24 con il partner? L’innamoramento ha queste caratteristiche: soprattutto all’inizio di una relazione, il coinvolgimento emotivo con l’altro è molto forte. Così come quello fisico, di attrazione sessuale e vicinanza. Un’esperienza totalizzante che però può diventare disfunzionale, sfociando in dipendenza affettiva.
Quando il partner diventa necessità assoluta
La dipendenza affettiva è annoverata tra le “new addiction”, proprio come la dipendenza da internet, dal sesso, dal gioco d’azzardo e lo shopping compulsivo. La persona amata diventa vera e propria esigenza. L’amore romantico non è più visto come un legame tra due individui separati, ma si trasforma in una catena che lega e soffoca.
Uno studio condotto nel 2010 dal team dello psichiatra Michel Reynaud, pubblicato sul The American Journal of Drug and Alcohol Abuse, ha evidenziato come questo disturbo abbia caratteri molto simili a quelle di una dipendenza da sostanze. La “love addiction”, come viene definita in inglese, attraversa le stesse fasi: l’euforia in presenza del partner; il desiderio incontrollabile e la costante ricerca della sua vicinanza; sintomi d’astinenza come insonnia, inappetenza o irritabilità quando non è presente.
Gli hobby abbandonati, la vita sociale inesistente, il rendimento lavorativo sempre più scarso: il partner diventa il fulcro della vita quotidiana. Tutto il resto è insignificante e poco importante. Un comportamento che si verifica anche se la relazione ha diversi problemi, oppure se presenta delle dinamiche violente.
Cadere nella dipendenza affettiva significa anche, purtroppo, tendere a giustificare i comportamenti pericolosi, perdonare i torti subiti, ricercare il rapporto nonostante la sua evidente tossicità.
Le cause delle dipendenza affettiva
L’amore è un sentimento intenso, a cui tutti aspiriamo nella sua essenza più profonda. Ma la dipendenza affettiva riesce a insinuarsi tra le paure e la scarsa autostima.
Il timore di perdere il partner e il terrore di essere abbandonati spinge al controllo e alla dedizione totale, spesso lasciando spazio ad atteggiamenti egoistici ed anaffettivi da parte di chi viene posto al centro del mondo. Si innesca così un circolo vizioso, in cui le mancanze dell’altro non vengono viste come tali, ma come la conferma di non meritare quell’amore tanto agognato. Una colpevolizzazione continua e una convinzione che spesso affonda le radici in abusi emotivi affrontati in precedenza, oppure in una particolare difficoltà a regolare le proprie emozioni.
Al contrario di quanto si possa pensare, la dipendenza emotiva non è una condizione che si subisce inconsapevolmente ma alla quale si partecipa attivamente in prima persona. È proprio con le azioni, le legittimazioni e gli atteggiamenti messi in atto che si contribuisce, giorno dopo giorno, a costruire e mantenere la ‘trappola emotiva’ di cui ci si sente vittime.
La buona notizie è che, essendo un meccanismo in cui la propria autodeterminazione gioca un ruolo fondamentale, ogni persona ha già dentro di sé tutto ciò che serve per disinnescare la trappola, a volte serve soltanto un piccolo aiuto esterno per trovare la giusta direzione.
Dalla dipendenza affettiva si può uscire con un percorso di psicoterapia, mirato a guarire dalla sofferenza, ma anche a riscoprire il proprio valore e imparare ad affrontare le esperienze che hanno contribuito a innescare il disturbo.
Come recita una poesia dello scrittore Khalil Gibran, tratta dalla sua opera “Il profeta”:
Amatevi reciprocamente, ma non fate dell’amore un laccio:
Lasciate piuttosto che vi sia un mare in moto tra le sponde delle vostre anime.