Pensaci su! O forse no! Rimuginio e ruminazione: quando il pensiero si attorciglia su se stesso
Il pensiero umano è un processo meraviglioso. È il punto massimo dell’evoluzione, ciò che davvero ci distingue dagli (altri) animali. Da un punto di vista meramente pratico, grazie al pensiero l’uomo è dotato della capacità di ritardare la messa in atto di comportamenti in risposta a stimoli ambientali, è capace di modificare ciò che lo circonda e affrontare problemi complessi. Ma tanto è un’arma straordinaria per la sopravvivenza nella nostra quotidianità, con la capacità di analizzare e affrontare i problemi, tanto rischia di diventare un problema quando si rivolge contro noi stessi. Quando il pensiero diventa abituale, ripetitivo, intrusivo e focalizzato sui contenuti negativi può contribuire allo sviluppo e al mantenimento di quei problemi emotivi che, superata la fase della normalità, diventano un problema nella nostra quotidianità.
I tipi di pensieri negativi sono tre: rimuginio, ruminazione e pensiero traumatico.
Le persone che rimuginano spesso sono preoccupate per il futuro, per ciò che potrebbe accadere, così tentano di arrovellarsi su possibili soluzioni per prevenire un problema. Chi usa il pensiero come ruminazione, invece, è spesso orientato al passato: immaginiamoci una mucca che rumina, mastica continuamente il cibo portandolo dal rumine alla bocca. Così, funziona la ruminazione, pensiamo a ciò che abbiamo fatto o detto illudendo noi stessi di trovare soluzioni pensando alla medesima cosa per ore.
Rimuginio e ruminazione ingannano, ci illudono di trovare soluzioni o attenuano l’immediato stato d’animo sgradevole ma nel lungo termine la sofferenza emotiva aumenta e non troviamo mai una reale risoluzione ai problemi. Queste convinzioni portano a provare ulteriore ansia e a sentirci in balia dei nostri pensieri, sentendoci impotenti davanti ad essi.
In genere, quando si è vittima di pensieri o immagini ricorrenti, la soluzione tentata di solito è quella di cercare di scacciare il pensiero, o di evitare di pensare. Di fare cioè in modo di impedire al pensiero di presentarsi o di ripetersi. Lo scacci, lo mandi via, lo eviti… ma questo si ripresenta.
Immaginiamo di pensare ad un elefante rosa, chiudete gli occhi e pensateci. Adesso aprite gli occhi e provare a pensare a tutto ciò che volete ma non pensate più ad un elefante rosa. Cosa vi accade? E praticamente impossibile non vedere quel maledetto elefantino rosa! In genere scacciare un pensiero è molto faticoso e non è un granché come soluzione.
Le terapie brevi, approcci psicoterapeutici pragmatici e l’ipnosi sono vincenti come metodi scientifici per estirpare questo tipo di problema, che spesso crea vere e proprie difficoltà nella quotidianità delle persone.
Chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta fa la differenza, con delle tecniche precise e mirate le persone possono riuscire a cambiare il loro modo di affrontare certi processi di pensiero che si rivelano la trappola stessa della loro sofferenza.
Vi consiglio questo quaderno simpatico, molto pratico ed efficace: Quaderno d’esercizi di psicologia positiva di Yves-Alexandre Thalmann (Autore), J. Augagneur (Illustratore), R. Franceschini (Traduttore).