Per tutti i bambini il passaggio dalla scuola materna alla scuola elementare rappresenta un cambiamento sotto diversi punti di vista, da quello organizzativo a quello emotivo. Si tratta del momento in cui i piccoli si preparano ad abbandonare piano piano l’aspetto ludico lasciando sempre più spazio a quello cognitivo.
Con l’ingresso alla scuola primaria, il bambino inaugura un percorso scolastico che durerà molti anni e lo accompagnerà alla scoperta di sé, attraverso l’acquisizione di nuove abilità e conoscenze.
È un passaggio delicato che non avviene quasi mai senza preoccupazioni o timori, entrano in gioco emozioni forti: il bambino si trova a lasciare i compagni e le maestre della scuola dell’infanzia ai quali si era affezionato, perdendo le sue prime certezze.
Anche per i genitori è un passaggio importante…
L’ingresso a scuola è un momento saliente anche per i genitori, che si troveranno a dover lasciare sempre più spazio ad altri adulti, gli insegnanti, che passeranno molto tempo con il proprio figlio, incidendo significativamente sull’educazione e sui comportamenti.
Per il bambino, in primis, significa cambiare ambiente e ciò che lo mette più alla prova è il contesto che si modifica radicalmente rispetto a quello della scuola materna: da una parte teme di non poter giocare più come prima, dall’altra è elettrizzato perchè, si sa, a scuola ci vanno i ”bambini grandi”.
Molto importante è l’attenzione che il genitore dovrà dare alle emozioni del bambino, per far sì che lui sappia che potrà contare sui genitori per comunicare eventuali malesseri e incomprensioni.
Possibili crisi
La paura della scuola potrà comparire dopo alcune settimane dall’inizio, o ancora più avanti, e per il bambino può essere molto difficile parlarne liberamente. Può così accadere che manifesti il suo disagio somatizzando alcuni malesseri quali mal di pancia, mal di testa, stanchezza, malessere generalizzato.
I problemi legati alla scuola possono essere di varia natura, dovuti a qualche brutta esperienza o difficoltà con le nuove insegnanti o con i compagni, ma anche situazioni familiari particolarmente stressanti e tese possono indurlo a non voler più frequentare la scuola.
Un ruolo fondamentale a questa età è quello delle relazioni amicali, il cui culmine avviene in adolescenza. Negli amici ci si identifica, si impara da loro, diventano figure significative per la crescita e per la qualità futura dei rapporti sociali, incidendo massicciamente sulla fiducia in sé e sulla propria autostima.
Possibili rischi
Spesso la somiglianza porta a scegliersi tra amici, così come è ugualmente vero che la differenza conduce ad escludersi. Già alla scuola dell’infanzia ma soprattutto a quella elementare è frequente iniziare ad assistere a derisioni, offese dirette a coetanei ritenuti ”diversi”. La diversità può spaventare i bambini di questa età, in quanto inizia il grande bisogno di assomigliarsi, identificarsi o appartenere a ciò che li circonda, piuttosto che prendere atto delle differenze. Prendere in giro un altro compagno spesso dà l’impressione di fortificare sempre più il rapporto elettivo con l’amico del cuore.
Chi è oggetto di questi atteggiamenti di esclusione ne risulterà chiaramente ferito e potrebbe manifestare il desiderio di rispondere con aggressività, o con tristezza. Manifestazioni che vanno colte anche a casa da parte dei genitori.
Possono essere molte le cause che spingono i bambini, già a quest’età, ad escludere un coetaneo dalle proprie attività: possono considerarlo antipatico, aggressivo, troppo timido o introverso. I bambini considerati popolari, leader, tendono ad avere delle buone capacità relazionali e vengono spesso considerati dal gruppo come simpatici, per questo hanno spesso una forte autostima.
Quando si parla di relazioni interpersonali difficili tra bambini, di relazioni amicali devianti e complicate, il pensiero immediato è a quel fenomeno che ormai ha dimensioni imponenti: il bullismo.
Nell’immaginario comune il ‘‘bullo‘ è più di un bambino, invece già all’età di 6 anni i bambini sono capaci di veri e propri atti di bullismo che si dimostrano molto più crudeli, cruenti, e sottili di quanto possiamo aspettarci.
Il bullismo può essere diretto o indiretto
Il bullismo diretto si esprime con palesi manifestazioni di aggressività verbale o fisica, quello indiretto è più sottile, più nascosto. Il primo sembrerebbe più tipico nei gruppi composti da maschi, mentre le femmine manifesterebbero di più il secondo.
Il bullismo, da sempre temuto da bambini, genitori e insegnanti, ha subito oggi, nell’era digitale, un salto di qualità, un cambiamento nelle sue manifestazioni. Le possibilità offerte dalla tecnologia hanno aumentato la diffusione del fenomeno e la tragicità dei suoi effetti, attraverso quello che viene definito oggi Cyberbullismo, spesso presente in età successive.
In ogni caso, la scuola come esperienza di vita è per il bambino un nuovo mondo da esplorare. Resta fondamentale l’esempio della famiglia, un clima sereno, un’attenta osservazione e un costante ascolto dei propri figli, in modo da poter prevenire o risolvere eventuali problematiche prima che sia troppo tardi.