“Non sono motivato”
Quella “trappola” chiamata motivazione
Nell’ultimo decennio stiamo assistendo a un proliferare di eventi e di webinar incentrati su tecniche che hanno come scopo quello di motivare.
La motivazione sembra essere diventata l’unica chiave in grado di aprirti le porte del successo e della soddisfazione personale, e sembra anche che basti semplicemente camminare sui carboni ardenti o frequentare un corso motivazionale in full immersion per 10 ore di un sabato qualunque, in cui per 5 ore consecutive urli: “Io voglio, io posso”, per trovare la chiave che ti cambierà la vita.
Peccato che quella chiave la perdi nel giro di un paio di settimane, quando l’entusiasmo e la sbornia da post evento si perdono nelle difficoltà quotidiane che ti trovi ad affrontare.
Ma perché non riesci a mantenere quell’entusiasmo e quella sensazione di onnipotenza iniziali? Perché la motivazione, in realtà, è un costrutto debole, e un corso motivazionale presso l’hotel di turno, dalle 9:00 alle 19:00 di un sabato che promette pioggia ma “che non ti tocca perché tu hai il sole nel cuore”, lascia il tempo che trova.
Sei motivato quando credi davvero in te stesso e in ciò che fai
La verità è che non puoi essere motivato se non prima hai fatto un profondo lavoro su te stesso, rivedendo le tue credenze e le tue convinzioni limitanti, se non prima avrai imparato ad accettarti e ad accoglierti.
Solo attraverso questo lavoro potrai riuscire ad avere autostima, a credere in te stesso, a fissare i tuoi obiettivi in base ai tuoi reali bisogni, e sarà proprio quest’ultimo punto che ti porterà ad essere motivato, perché solo credendo veramente in ciò che fai puoi riuscire a dare il meglio di te.
Rivedi le tue credenze
Ti sei mai chiesto perché, a parità di esperienza e di competenze, tu non riesci a raggiungere un obiettivo e un’altra persona lo fa facilmente con ottimi risultati?
Facciamo un esempio: tu e Luca frequentate la stessa università: stessi corsi, stessi esami, medesimo risultato finale. Poi proseguite: dottorato, master… insomma, stesse identiche competenze. Un giorno decidete di provare un colloquio di lavoro: Luca lo passa con elogi da parte dell’esaminatore, tu te ne torni sconfitto.
Cosa c’era di diverso, tra di voi?
Molto probabilmente, una credenza limitante. Potresti avere passato i giorni precedenti al colloquio dicendoti: “Non lo passerò mai”, “Figurati se tra tutti scelgono proprio me!”, “Non sarò in grado di svolgere quella mansione”…
Queste credenze hanno fatto sì che ti concentrassi poco e male sulla preparazione per il colloquio e magari anche durante lo stesso ti hanno fatto assumere un atteggiamento di sconfitta che si è palesato nel tuo modo di comunicare (attraverso le parole e il corpo). Tutte queste cose, hanno convinto l’esaminatore a scegliere altri a te.
Capirai bene, quindi, quanto le tue credenze possano influenzare la tua motivazione. E credimi se ti dico che non avresti superato la selezione nemmeno se una settimana prima avessi camminato sui carboni ardenti.
Un esercizio per rivedere le tue credenze
Prendi carta e penna e scrivi 6 credenze che hai su te stesso. Potresti scrivere per esempio: “Non ho tempo”, “Non sono bravo a…”, “Chi ha soldi è di sicuro una persona disonesta…”, “Lavora solo chi è raccomandato…”
Dopo averle scritte, estrapola le 3 che ritieni più limitanti per te e, accanto a ognuna di queste, scrivi che conseguenze hanno avuto nella tua vita fino ad oggi. Ad esempio, se hai creduto che “Chi ha soldi è disonesto”, potresti avere inconsciamente evitato di guadagnare molto denaro per non sentirti un imbroglione.
Dopo di ciò, sostituisci ognuna di queste con una credenza potenziante. Sempre rimanendo sull’esempio fatto sopra, potresti scrivere: “Chi guadagna denaro è perché lavora sodo e onestamente, tanto da meritarselo”.
Da oggi in poi, quando capirai di stare formulando un pensiero relativo alle tue credenze limitanti, ricordati di rimpiazzarlo subito con le nuove potenzianti, fino a quando queste ultime non si sostituiranno del tutto e faranno parte di te.
Questo è solo un piccolo esercizio per cominciare perché, come ti dicevo, il lavoro che dovrai fare è molto più profondo ma non eccessivamente lungo.
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