Durante la mia attività di psicoterapeuta ho affrontato molte problematiche diverse. E mi sono sentito spesso chiedere delucidazioni sulle mie due specializzazioni, ossia la psicoterapia breve strategica e l’ipnosi ericksoniana.
Gli approcci della psicoterapia possono essere differenti, anche opposti: non c’è un modo univoco di affrontare un disturbo. E io ho scelto di completare la mia formazione professionale proprio nei due ambiti suddetti. Oggi vorrei parlarne nel dettaglio, in modo da illustrarti le loro caratteristiche e chiarirti anche qualche dubbio.
La psicoterapia breve strategica
In molti dei miei articoli di questo blog, così come nel mio libro “Autostima fai da te”, ho illustrato alcuni metodi e alcune soluzioni ascrivibili alla psicoterapia breve strategica. Ma in cosa consiste esattamente?
Questo approccio ha origine nel 1974, da un gruppo di ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto, in California, dove lavoravano, tra gli altri, Gregory Bateson, Milton Erickson e Paul Watzlawick.
Una delle sue principali caratteristiche, che la differenzia dalle forme più “tradizionali” di psicoterapia, è che il terapeuta lavora con ogni paziente secondo precisi obiettivi e non mediante teorie già precostituite. Questo tipo di terapia si focalizza sulla soluzione, non sul problema; non ricerca le cause, ma interviene per interrompere i comportamenti disfunzionali, facendo in modo che diventino funzionali. Si concentra sul presente, non sul passato.
Il fulcro è rappresentato dal cambiamento, che può essere duraturo e radicato nella persona: l’importante è che il paziente sia assolutamente consapevole di ciò che può essere (o non essere) cambiato. Per raggiungere l’obiettivo lo psicoterapeuta mette in atto tutta una serie di strategie su tre aree ben definite:
- il comportamento e le sue caratteristiche;
- la parte emozionale della persona;
- cognizioni e percezioni della persona, ossia il suo modo di interagire con la realtà che lo circonda.
A questo punto voglio affrontare una tematica fondamentale della terapia breve strategica, che ha proprio a che fare con tutti quegli atteggiamenti che mettiamo in pratica pensando di superare dei blocchi, ma che invece risultano totalmente inefficaci.
Pensaci: come affronti di solito un problema? Sei sempre riuscito a risolverlo?
Ogni giorno tutti noi affrontiamo situazioni più o meno difficili o complicate, riuscendo per la maggior parte delle volte probabilmente a capire come uscirne. Ci sono però dei blocchi che rimangono lì e anzi, sembrano rafforzarsi nonostante i tentativi adottati per trovare una soluzione. Perché questo accade?
Ciò che normalmente tutti noi siamo di solito spinti a fare è ricorrere a due strategie. La prima è l’ evitamento: ossia evitare ciò che ci fa stare male. La seconda, invece, è fare in modo che qualcuno ci dia una mano, oppure adottare tutta una serie di precauzioni. In entrambi i casi il problema non viene risolto, anzi: viene alimentato. Ecco un esempio pratico.
Se dovessi aver paura di guidare in autostrada, se il solo pensiero ti fa stare male, quali sono le soluzioni che saresti portato a prendere in considerazione? Probabilmente eviteresti di andarci; oppure ti faresti accompagnare da qualcuno, per sentirti più sicuro. Ma queste due “tentate soluzioni” appunto, non saranno servite a molto. Se non a sottolineare ancora di più questo blocco.
La psicoterapia breve strategica interviene innescando un meccanismo basato sul paradosso, ossia: esasperando i sintomi si arriva alla saturazione, che ti porterà a superare il problema. Il circolo vizioso si rompe, in poche sedute: il paziente è consapevole delle sue capacità, ha sperimentato sulla propria pelle quel cambiamento che pensava di non poter mai raggiungere.
L’ipnosi ericksoniana
Questa forma di psicoterapia prende il nome dal suo inventore, lo psichiatra Milton Erickson, nato nel 1901 e morto nel 1980, ispiratore anche delle varie tecniche della psicoterapia breve strategica. La mia ammirazione nei suoi confronti è tale che ho il suo ritratto tatuato sul braccio!
In cosa consiste l’ipnosi così come è stata intesa da Erickson? Innanzitutto è completamente diversa rispetto all’approccio “classico” ed è molto diversa da ciò che normalmente si crede sull’ipnosi. È stata sua l’intuizione che gli stati ipnotici non fossero fenomeni straordinari, ma frequenti e naturali. Non riteneva utili gli stati di trance passiva, dove il paziente risultava come “addormentato”. Al contrario: doveva essere il paziente stesso a usare i suoi ricordi e le sue potenzialità per il raggiungimento dell’obiettivo. Ha quindi ridefinito il rapporto tra terapeuta e paziente: non più passivo, ma assolutamente collaborativo e dinamico.
Nell’ipnosi ericksoniana ci sono tre fasi: la preparazione, ossia il momento in cui avviene la conoscenza tra terapeuta e paziente, con l’obiettivo di costruire un rapporto solido e di fiducia; la trance terapeutica, uno stato di coscienza alterato, di cui il paziente ha consapevolezza, e in cui non fa assolutamente nulla contro la sua volontà; infine la ratifica del cambiamento, in cui il terapeuta fa presente al paziente le alterazioni sensoriali e percettive avvenute, in modo che sia consapevole dei benefici che l’ipnosi ha avuto su di lui.
Nell’induzione della trance, Erickson parla di cinque stadi: fissazione dell’attenzione; depotenziamento degli schemi abituali di credenze e di riferimento; ricerca inconscia e processo inconscio; risposta ipnotica, ossia l’evoluzione naturale rispetto ai processi inconsci avviati dal professionista. I fenomeni “classici” dell’ipnosi sono, ad esempio, catalessia, amnesia, regressione d’età, richiamati dalle immagini e dalle suggestioni del terapeuta. Ma, rispetto alla “spettacolarizzazione” dell’ipnosi “tradizionale”, Erickson ha sottolineato come la persona rimanesse sempre la stessa, nonostante il comportamento alterato. Una persona in trance è più predisposta a fare proprio un messaggio trasmesso dal terapeuta: le suggestioni possono avere un effetto fisiologico, dando l’avvio al processo di “trasformazione”.
L’ipnosi ericksoniana viene cucita sul paziente; è pragmatica, ossia si focalizza sulla soluzione, sul presente e sul mantenimento del cambiamento. Non ha bisogno di ricostruire l’intera storia del paziente, ma punta a risolvere il comportamento disfunzionale, per innescare tutta una serie di risposte positive che daranno vita, appunto, a quel cambiamento tanto auspicato.
L’ipnosi ericksoniana può risultare molto utile per risolvere alcuni disturbi, come ansia e stress, e problematiche psicosomatiche; ma anche per disinnescare problemi di carattere psicologico, come tecnica di rilassamento oppure per affrontare dipendenze – come quella dal fumo.
Ti posso assicurare che non ci sono punti oscuri nell’ipnosi ed è anche una tecnica efficace.
La psicoterapia breve strategica e l’ipnosi ericksoniana sono le due mie specializzazioni che hanno ispirato il mio libro “Autostima fai da te”, dove ho anche approfondito alcuni temi, tecniche e proposto degli esercizi per superare paure e blocchi. Il mio metodo A.S.T.R.O. – Attenzione, Strategie, Tempo, Risoluzioni, Ostacoli -, di cui parlo nel libro, può essere utile per comprendere e superare alcuni piccoli e grandi ostacoli quotidiani: ad esempio un rapporto problematico con il partner, un doloroso meccanismo rimuginativo, una bassa autostima, un’eccessiva insicurezza, il timore del giudizio altrui. Perché cercare di stare meglio può essere a volte un compito non semplice, ma necessario. E soprattutto possibile.
La vita da sola ti porterà dolore. La tua responsabilità è di creare gioia. (Milton Erickson)
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