L’ascolto attivo è una capacità fondamentale per comunicare in modo efficace e costruire relazioni positive con gli altri. Si tratta di prestare attenzione a ciò che dice l’interlocutore, sia a livello verbale che non verbale, e di dimostrare interesse e comprensione. A differenza dell’ascolto passivo o ascolto selettivo, in cui si tende a sentire solo ciò che interessa o conferma le proprie idee, l’ascolto attivo richiede uno sforzo per comprendere realmente il punto di vista e le emozioni altrui. In questo articolo vedremo cos’è l’ascolto attivo, quali sono le tecniche per praticarlo, quali sono gli ostacoli che lo rendono difficile e alcuni esempi di situazioni in cui è utile applicarlo.
Cos’è l’ascolto attivo
L’ascolto attivo è una modalità di comunicazione che implica non solo udire le parole dell’interlocutore, ma anche coglierne il significato, le emozioni e le intenzioni. Chi ascolta attivamente non si limita a ricevere passivamente il messaggio altrui (ascolto passivo), ma cerca di interpretarlo e di confermarlo attraverso domande, riformulazioni, feedback e segnali non verbali. L’ascolto attivo richiede quindi un coinvolgimento attivo e una partecipazione empatica da parte dell’ascoltatore.
L’ascolto attivo è stato teorizzato per la prima volta dallo psicologo Carl Rogers negli anni ‘50, come parte del suo approccio centrato sulla persona. Rogers riteneva che l’ascolto attivo fosse essenziale per creare un clima di accettazione e fiducia tra il terapeuta e il cliente, favorendo così il cambiamento e la crescita personale.
Successivamente, lo psicologo Thomas Gordon ha sviluppato il concetto di ascolto attivo nel contesto delle relazioni familiari, educative e lavorative, proponendo un modello di comunicazione efficace basato sull’empatia e sul rispetto reciproco.
L’ascolto attivo è una competenza comunicativa che, se coltivata, può portare a una comprensione più profonda tra le persone all’interno di una famiglia o di una coppia. Questo approccio comunicativo, infatti, non solo rafforza l’empatia tra gli individui, ma promuove anche una vicinanza emotiva. Tale vicinanza può, a sua volta, migliorare la capacità di affrontare e risolvere insieme le difficoltà e i conflitti in modo costruttivo. Nel contesto della vita di coppia, l’ascolto attivo si rivela una risorsa di inestimabile valore.
L’ascolto attivo nella comunicazione verbale e non verbale
La comunicazione umana si compone di due aspetti principali: la comunicazione verbale e la comunicazione non verbale. La comunicazione verbale riguarda le parole che usiamo per esprimere i nostri pensieri, le nostre opinioni, le nostre emozioni.
La comunicazione non verbale riguarda invece i gesti, le espressioni facciali, il tono di voce, il contatto visivo, la postura, la distanza fisica che usiamo per integrare o modificare il significato delle parole.
L’ascolto empatico e attivo, che prevede l’attenzione sia alla comunicazione verbale che non verbale, è un elemento chiave per realizzare una comunicazione efficace. Infatti, spesso le parole non sono sufficienti a trasmettere tutto ciò che vogliamo comunicare, o possono essere in contrasto con i segnali non verbali che inviamo. Per questo motivo, chi ascolta attivamente deve essere in grado di cogliere le sfumature, le implicazioni, le incongruenze del messaggio altrui, e di utilizzare a sua volta la comunicazione non verbale per mostrare interesse, apertura e comprensione.
Tecniche di ascolto attivo
Per praticare l’ascolto attivo in modo efficace, è necessario utilizzare alcune tecniche che facilitano la comprensione del messaggio altrui e la creazione di un rapporto positivo con l’interlocutore. Tra queste tecniche possiamo citare:
Riformulazione
La riformulazione è una tecnica comunicativa che consiste nel riproporre con parole proprie il messaggio dell’interlocutore, in modo da verificarne la corretta comprensione e farlo sentire ascoltato. Può essere di tipo semplice, riprendendo le parole chiave o le idee principali, oppure complessa, cercando di cogliere anche i sentimenti e le intenzioni nascoste.
Ad esempio, di fronte alla frase “Sono molto preoccupato per il mio esame di domani, ho studiato tanto ma non mi sento preparato”, una riformulazione semplice sarebbe “Mi stai dicendo che sei preoccupato per l’esame”, mentre una complessa potrebbe essere “Mi sembra che tu abbia paura di non aver fatto abbastanza o di non essere all’altezza dell’esame”. Attraverso la riformulazione è possibile dimostrare interesse, facilitare la comunicazione e creare un clima di fiducia e comprensione reciproca.
Domande
Le domande servono a chiarire, approfondire o stimolare il discorso dell’interlocutore. Le domande possono essere aperte o chiuse. Le domande aperte sono quelle che richiedono una risposta articolata o libera, e che solitamente iniziano con parole come chi, che cosa, come, quando, dove, perché. Le domande chiuse sono quelle che richiedono una risposta breve o limitata, e che solitamente iniziano con parole come è, hai, puoi, vuoi. Ad esempio:
- Domanda aperta: “Come ti senti dopo aver parlato con il tuo capo?”
- Domanda chiusa: “Hai risolto il problema con il tuo capo?”
Le domande aperte sono più adatte per favorire l’ascolto attivo, in quanto permettono all’interlocutore di esprimersi liberamente e di sentirsi ascoltato. Le domande chiuse invece possono essere utili per ottenere informazioni specifiche o per concludere una conversazione.
Feedback
Il feedback è la risposta che diamo all’interlocutore per comunicargli la nostra opinione, il nostro giudizio, la nostra valutazione o la nostra emozione riguardo a ciò che ci ha detto. Il feedback può essere positivo o negativo. Il feedback positivo è quello che esprime apprezzamento, riconoscimento, incoraggiamento o soddisfazione per il messaggio altrui. Il feedback negativo è quello che esprime critica, disapprovazione, scontento o insoddisfazione per il messaggio altrui. Ad esempio:
- Feedback positivo: “Mi piace come hai affrontato la situazione, sei stato molto bravo”.
- Feedback negativo: “Non mi è piaciuto come hai affrontato la situazione, sei stato molto sbagliato”.
Il feedback è importante per l’ascolto attivo poiché consente di condividere impressioni e stimolare il dialogo. Tuttavia, bisogna prestare attenzione a fornirlo in modo costruttivo e non offensivo. Per farlo, è utile seguire alcuni accorgimenti: esprimerlo in modo chiaro ed evitando ambiguità o ironia; renderlo specifico e concreto, evitando generalizzazioni; mantenerlo descrittivo e non valutativo, astenendosi da etichette o giudizi; dosarlo in modo equilibrato e proporzionato, evitando eccessi o minimizzazioni; infine, darlo in modo tempestivo e contestualizzato, evitando ritardi o momenti inopportuni.
Seguendo queste linee guida è possibile fornire un feedback efficace, che favorisca la comunicazione anziché ostacolarla. L’obiettivo è migliorare il dialogo in modo costruttivo.
Segnali non verbali
I segnali non verbali sono tutti quegli elementi della comunicazione che non riguardano le parole, ma il modo in cui le pronunciamo o le accompagniamo con il nostro corpo. I segnali non verbali comprendono:
- Il tono di voce
- Il contatto visivo
- L’espressione facciale
- Il linguaggio del corpo
I segnali non verbali sono fondamentali per l’ascolto attivo, in quanto trasmettono informazioni che integrano o differiscono da quelle verbali. Chi ascolta attivamente deve saper interpretare i segnali non verbali dell’interlocutore e utilizzare i propri per dimostrare interesse, apertura e comprensione. Esempi di segnali non verbali positivi per l’ascolto attivo sono:
- parlare con tono di voce calmo e moderato;
- mantenere un contatto visivo costante con l’interlocutore;
- mostrare un’espressione facciale coerente col messaggio verbale;
- usare gesti di assenso come annuire e sorridere;
- assumere una postura rilassata e rivolta verso l’interlocutore, rispettando la distanza fisica adeguata al contesto e alla relazione.
L’integrazione di comunicazione verbale e non verbale è dunque essenziale per dimostrare piena attenzione e favorire la relazione di ascolto attivo.
Barriere dell’ascolto attivo
L’ascolto attivo non è sempre facile da mettere in pratica, in quanto richiede uno sforzo di concentrazione, di empatia e di autocontrollo. Spesso, infatti, ci sono degli ostacoli che impediscono o limitano la nostra capacità di ascoltare attivamente l’altro. Tra questi ostacoli possiamo citare:
Distrazioni
Le distrazioni sono tutti quegli elementi che distolgono la nostra attenzione dal messaggio dell’interlocutore. Le distrazioni possono essere esterne o interne. Le distrazioni esterne sono quelle che provengono dall’ambiente circostante, come rumori, luci, oggetti, persone. Le distrazioni interne sono quelle che provengono dalla nostra mente, come pensieri, emozioni, ricordi, preoccupazioni. Per evitare le distrazioni, è importante scegliere un luogo tranquillo e confortevole per conversare, e cercare di focalizzarsi sul presente e sull’interlocutore.
Preconcetti
I preconcetti rappresentano opinioni e idee precostituite che una persona ha già sviluppato prima di ascoltare l’interlocutore. Si tratta di convinzioni radicate che rischiano di condizionare negativamente la capacità di ascolto attivo. Quando si è vittime di preconcetti, infatti, si tende a giudicare in anticipo le parole altrui filtrandole attraverso i propri schemi mentali. In questo modo si rischia di ignorare o distorcere le informazioni che non si allineano con le proprie idee pregresse. Per evitare questo prezioso ostacolo è importante assumere un atteggiamento aperto, privo di pregiudizi, cercando di comprendere il punto di vista altrui senza imporre le proprie convinzioni. Mantenendo la mente libera da opinioni precostituite è possibile cogliere pienamente il messaggio che l’interlocutore desidera trasmettere.
Emotività
L’emotività è lo stato emotivo che proviamo durante la conversazione con l’interlocutore. L’emotività può interferire con l’ascolto attivo, in quanto ci rende meno razionali e più impulsivi, ci fa reagire in modo eccessivo o inadeguato al messaggio altrui, ci fa perdere la calma e la lucidità. Per gestire l’emotività, è importante riconoscere le proprie emozioni e regolarle in modo adeguato, evitando di lasciarsi travolgere o sopprimere da esse.
Interruzioni
Le interruzioni durante una conversazione possono essere di due tipi: volontarie e involontarie.
Le interruzioni volontarie avvengono quando in modo intenzionale si interrompe il discorso dell’interlocutore. Questo può accadere per esprimere dissenso, impazienza, superiorità o indifferenza. Si tratta di un comportamento scortese che impedisce all’altro di esprimersi liberamente.
Le interruzioni involontarie invece avvengono in modo non intenzionale, ad esempio per dimostrare interesse, partecipazione o solidarietà verso l’interlocutore. Anche se in buona fede, possono risultare fastidiose.
Per evitare interruzioni sgradevoli durante una conversazione, è buona norma aspettare che l’altro abbia finito di esporre le proprie idee, rispettando i suoi tempi e spazi di espressione. Solo successivamente è opportuno intervenire, nei momenti adatti e con sensibilità.
Esempi del saper ascoltare in modo attivo
L’ascolto attivo è una capacità che può migliorare notevolmente la qualità delle nostre relazioni interpersonali e la nostra efficacia comunicativa in diversi contesti. In ambito familiare, permette di creare un clima di fiducia e comprensione, prevenendo incomprensioni e conflitti. Un genitore che ascolta il proprio figlio adolescente con empatia e attenzione, può capirne meglio bisogni e desideri, offrendogli supporto e guida.
Anche nel mondo del lavoro, l’ascolto attivo è fondamentale, in particolare per quanto riguarda le figure manageriali. Un manager che dedica tempo ed energie ad ascoltare attivamente i propri dipendenti, dimostrando interesse per le loro opinioni e il loro punto di vista, è in grado di creare un clima di fiducia e collaborazione.
In questo modo, i lavoratori si sentono motivati e valorizzati, poiché vengono coinvolti nei processi decisionali e il loro contributo è ritenuto prezioso. Ciò si traduce in una maggiore soddisfazione sul lavoro, impegno e produttività. Inoltre, attraverso l’ascolto attivo il manager riceve feedback e spunti utili ad ottimizzare i processi aziendali e a migliorare la qualità del servizio offerto. L’ascolto attivo dovrebbe essere pertanto una competenza chiave per chi ricopre ruoli manageriali.
Infine, nell’ambito educativo l’ascolto attivo stimola curiosità e partecipazione negli studenti. Un insegnante che comprende difficoltà, interessi e stili di apprendimento dei propri allievi, può adattare al meglio la didattica e facilitare l’apprendimento. È evidente come l’ascolto attivo sia una competenza chiave per creare relazioni costruttive e raggiungere obiettivi personali e professionali.
Se desideri ulteriori approfondimenti sul ruolo dell’ascolto nella comunicazione e desideri scoprire come applicare l’ascolto attivo nella tua vita personale e professionale, puoi rivolgerti a me: vai sul mio sito e mandami la tua richiesta! Sono Gerry Grassi, psicologo e psicoterapeuta, specialista in Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi Ericksoniana. Ti aspetto!