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Pensieri negativi e ossessioni patologiche: come possono condizionare la nostra vita

Agosto 21, 2019 In Disturbo Ossessivo Compulsivo, Ossessioni, Psicologia
ossessioni

Hai mai avuto dei pensieri ripetitivi e negativi, o vere e proprie ossessioni, che ti hanno provocato malessere e disagio?

A volte può capitare di diventare vittime di alcuni pensieri solitamente definiti come intrusivi e indesiderati, che arrivano improvvisamente e possono anche durare nel tempo, ma di cui ci si libera a un certo punto quasi naturalmente. In questo caso siamo di fronte a un fenomeno non patologico: insomma, ogni tanto può essere normale pensare negativo. Non si tratta dunque di una condizione preoccupante se non ha una durata prolungata e e se non porta con sé quell’angoscia profonda che invece caratterizza le ossessioni patologiche.

In psicologia i pensieri ossessivi che riescono ad avere un forte impatto sulla vita della persona che li sperimenta, fino a diventare insostenibili, vengono definite egodistonici: ossia incompatibili con i bisogni dell’io o con la visione che il soggetto ha di sé.

Le ossessioni patologiche sono immagini o rappresentazioni mentali che si verificano in modo insistente, senza un’apparente ragione. Provocano una risposta di tipo compulsivo o che mira ad evitare determinate situazioni: rappresentano un elemento chiave del disturbo ossessivo compulsivo.

Un ventaglio di ossessioni possibili

I pensieri ossessivi possono riguardare diverse situazioni, ma ce ne sono alcuni più frequenti di altri. Ad esempio la paura di essere stati contagiati da una malattia, soprattutto in seguito al contatto con alcuni oggetti ritenuti pericolosi o contaminati. O anche di una patologia specifica, che spaventa molto come, per esempio, l’HIV.

Una delle ossessioni più diffuse riguarda il timore continuo di aver toccato qualcosa di profondamente disgustoso e sporco, che ha come conseguenza quella di portare chi ne è vittima a lavarsi compulsivamente.

Ci sono poi le ossessioni di aver compiuto (o non compiuto) determinate azioni, alcune piuttosto familiari e quotidiane. “Ho chiuso il gas, la macchina, la porta di casa?”. Ma c’è anche chi addirittura si convincedi aver investito qualcuno con l’auto senza essersene reso conto.

Esistono inoltre ossessioni di tipo superstizioso: ossia immagini di eventi che potrebbero accadere a sé o agli altri se non si seguono precisi comportamenti, che portano a rituali, ripetizioni di gesti oppure di determinate preghiere.

Le ossessioni aggressive sono invece quei pensieri che portano a credere di poter fare del male a persone care, agli animali domestici ma anche a se stessi (“Potrei buttarmi dalla finestra di casa!”).

Le ossessioni che hanno per oggetto il peso, il cibo e la forma fisica sono ricorrenti nei disturbi aliment

Sessualità e vita amorosa non fanno eccezione

Ad angosciare le persone arrivano a volte  i pensieri ossessivi riguardanti le preferenze sessuali, che instillano il dubbio di essere omosessuali, addirittura pedofili, oppure che rimandano a idee o immagini di tipo pornografico.

Le ossessioni sulle relazioni amorose riguardano un’ampia sfera di preoccupazioni in merito al rapporto con il partner. Come i dubbi sull’altro e sulla sua adeguatezza; oppure il timore di essere traditi e di provare attrazione fisica nei confronti di altri, a dimostrazione della presenza di problematiche serie. Questi pensieri ossessivi riescono quindi a scatenare tutta una serie di reazioni, come: il controllo continuo e forzato dei propri sentimenti; il confronto tra il proprio compagno e altri potenziali partner; una costante analisi del tempo passato con il partner rispetto ad altre persone; un impulso a rompere la coppia.

La risposta a questa ossessione può anche diventare un atteggiamento volto a evitare determinati momenti. Per esempio gli appuntamenti romantici o con con altre coppie, perché considerate ideali o perfette. La tendenza è quella di fuggire da qualsiasi circostanza che possa, in qualche modo, favorire il manifestarsi dell’ossessione.

Quelle religiose…

Ci sono inoltre ossessioni di tipo religioso o blasfemo, quelle in cui i pensieri diventano bestemmie, si trasformano nella convinzione di aver perso il contatto con Dio e con i santi, in fantasie sessuali verso immagini sacre. Tutto questo dà origine a comportamenti particolari, come ripetere più volte le preghiere, toccare ripetutamente oggetti religiosi, scegliere regimi alimentari ferrei per penitenza.

Le compulsioni come risposta alle ossessioni

Le ossessioni patologiche inducono delle risposte, chiamate compulsioni, che rappresentano tutte quelle azioni ripetitive o quei rituali che la persona mette in atto quando ha un pensiero ossessivo. Possono essere di tipo fisico, come, per esempio, lavarsi continuamente le mani; oppure mentale: pregare e ripetere più volte delle parole nella propria testa ne è una manifestazione tipica.

L’obittivo atteso delle compulsioni è quello di annullare l’ossessione, o avere l’impressione di riuscire così a controllarla o gestirla. Ma la persona che ne è vittima, in realtà, soffre e prova una profonda sensazione di inquietudine e dolore. Non riesce infatti a pensare a nient’altro se non a cercare di annientare i pensieri negativi che affollano la sua mente (ovviamente invano).

Un’altra risposta tipica alle ossessioni è l’evitamento. Per mandare via il pensiero ossessivo si evita, appunto, di frequentare un luogo, avere rapporti con determinate persone oppure ci si guarda dall’invitarle in casa propria per paura di fantomatiche contaminazioni.

Non sempre sono le ossessioni a complicare la vita

Si tende spesso a parlare di ossessioni anche in riferimento ad altri fenomeni che, in realtà, non lo sono. È necessario infatti distinguere tra pensieri ossessivi, ruminazione, rimuginio, fissazione e deliri.

Le ossessioni arrivano in maniera sgradita e prorompente, senza che la persona lo desideri; la ruminazione invece è quell’atteggiamento (volontario) che porta sempre a focalizzarsi su fatti del passato, ad analizzarli in ogni minimo dettaglio, a domandarsi perché siano avvenute determinate situazioni.

Il rimuginio è sempre una forma di pensiero ricorrente, ma ha a che fare con la preoccupazione di eventuali scenari negativi che potrebbero presentarsi in futuro: una manifestazione tipica dei disturbi d’ansia.

Le fissazioni invece hanno una connotazione positiva. Sono dei pensieri fissi, come suggerisce la parola, ma piacevoli per chi li ha. Possono riferirsi a un hobby, una passione, un interesse però portati all’estremo.

Il delirio è un altro elemento patologico, che può essere sintomo di forme di psicosi: parte da presupposti sbagliati, riesce a vivere mantenendo una propria logica, ma può avere pesanti conseguenze, sia sociali che personali, su chi lo sperimenta.

Come affrontare le ossessioni

Di solito chi ha l’intenzione di liberarsi da un’ossessione prova in tutti i modi a non pensarci, ottenendo l’effetto contrario: la rafforza.

Cerca rassicurazioni dagli altri oppure si comporta in un certo modo scongiurare quel pensiero ossessivo, ma fa un buco nell’acqua; mette in atto delle compulsioni, che evidentemente non risolvono. Evita determinate situazioni, ma finisce semplicemente e dolorosamente per rimandare il problema.

Come affrontare le ossessioni per neutralizzarle?

Io sconsiglio di guardarle da una prospettiva assolutamente nuova. Innanzitutto abbandonando le soluzioni patologiche, per adottare strategie che possano interrompere il circolo vizioso che si è creato. Ne ho parlato anche nel mio libro, ‘Autostima fai da te’, con l’esercizio che ho chiamato “La stanza 101”, che porta a far scattare il meccanismo di cambiamento attraverso l’esasperazione del sintomo, proprio nel caso di pensieri invalidanti e ossessivi.

La terapia breve strategica si è rivelata estremamente efficace per uscire da questo circolo vizioso che si autoalimenta: il segreto è interpretare i pensieri ossessivi nel modo corretto, convincersi che sono estremamente irrazionali, oltre che drammatici e deleteri per i rapprti interpersonali.

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