Vittimismo: perché ti rovini la vita e come puoi evitarlo
“Rimanere nel vittimismo significa sottomettersi in maniera masochistica dinnanzi agli altri e alla vita.”
Gabriele Palombo
“Perché capitano tutte a me?”; “Pensano tutti che sia colpa mia!”: “Devo pagare sempre io per tutti!”.
Sono queste le frasi preferite dai vittimisti, ovvero quelle persone che si sentono vittime del destino e degli altri.
Se ti capita di dire spesso queste frasi, sei tu quella persona. In questo articolo voglio parlarti da questa prospettiva e spiegarti i motivi per cui è un atteggiamento che non può fare altro che rovinarti la vita. Alla fine, ti lascerò un esercizio da fare per lavorare sul tuo cambiamento.
Cosa è il vittimismo
Se ti senti costantemente vittima, stai esprimendo un modo immaturo e inconscio di affrontare la realtà e di vivere le relazioni.
Il tuo bisogno di affetto, protezione e indulgenza, derivano spesso dalla tua incapacità di sostenere un confronto paritario.
A volte capita che, chi ti sta accanto, si senta in colpa per tutte le volte in cui manifesti di sentirti indifeso, ferito, incompreso, e tu porti all’estremo il tuo vittimismo perché senti di riuscire a dominarlo, trasformandoti in un vero e proprio tiranno, anche se quasi mai ne hai consapevolezza.
Quali sono le cause del vittimismo
Il vittimismo può essere dovuto a modalità apprese dai genitori, i quali lo sono stati a loro volta. È risaputo, infatti, che tendiamo a riprodurre in maniera automatica modi di agire e di pensare che abbiamo vissuto durante l’infanzia, e anche il vittimismo può essere un’”eredità” lasciata dai nostri genitori. La buona notizia è che puoi liberartene, e che questa scelta non può che giovare alla tua vita e al benessere tuo e di chi ti sta accanto.
Anche le violenze fisiche e verbali, o l’essere stato trascurato dalla tua famiglia di origine, ti portano ad avere costantemente la sensazione di non essere accettato e compreso.
Spesso ti basta poco: una critica su un tuo punto fragile, una discussione che ha dei toni un po’ freddi, una battuta ironica o anche solo un malinteso, per fare scattare in te la Sindrome di Calimero.
La Sindrome di Calimero
Ricordi Calimero, il pulcino piccolo e nero con un guscio in testa che viveva tutte le sue avventure sentendosi bersagliato da ingiustizie e ritrovandosi spesso solo e sconsolato?
Ecco, lui è l’emblema della vittima, motivo per cui il vittimismo patologico è anche chiamato Sindrome di Calimero.
Il problema è che non vivi bene con te stesso. Attribuire la colpa di questo tuo malessere agli altri, fa parte della tua condizione interiore, ma dovresti cominciare a capire che il disagio è tuo e che il cambiamento può provenire solo ed esclusivamente da te.
Adesso facciamo un esercizio.
Scegli un luogo calmo e isolato della casa: hai bisogno di concentrazione.
Prendi carta e penna. Disegna un cerchio, ma non lo chiudere. Al centro disegna un puntino: quello sei tu, nel momento in cui sei venuto al mondo.
Adesso rilassati e ritorna indietro con i ricordi. Pensa al primo episodio che ti viene in mente nel quale ti sei sentito offeso o preso in giro. Rivivilo e guardalo in faccia. Poniti queste domande:
– Cosa è successo, davvero?
– Cosa ho fatto o detto, per meritarmi quelle parole?
– Come mi sono sentito? Cosa ho provato?
– Come ho reagito? Ho pianto? Mi sono difeso? Sono rimasto in silenzio?
Analizza i fatti e chiediti se la “colpa” è stata tua, come hai sempre pensato, o se il tuo malessere è derivato da un comportamento e un giudizio sbagliati degli altri.
Quando avrai finito con questo ricordo, disegna un puntino in una delle estremità non chiuse del cerchio, e vai avanti. Disegna tanti puntini quanti ricordi simili ti tornano in mente.
Una volta che sentirai di avere terminato, riprendi dal puntino iniziale. Ripensa a ciò che ti ha ferito. Accoglilo. Accettalo. Rifletti sul fatto che le parole che ti sono state dette e i gesti che le hanno accompagnate, sono state dettate a loro volta da una sofferenza e da un’incapacità relazionale di chi te li ha rivolti. Perdona e perdonati. Di’ a te stesso che tu non sei quelle parole e quei gesti, e che meriti di esserne libero e in pace con te stesso.
Quando avrai finito con il primo ricordo e sentirai di essere pronto, cancella il puntino dal cerchio e passa al successivo, ripetendo l’esercizio, fino a quando non sentirai di avere terminato.
Adesso dovresti trovarti all’altra estremità del cerchio. Il tratto che manca, è il resto della tua vita. Riparti da qui. Sentiti libero da tutto ciò che è stato, e concentrati sul tuo Qui e ora.
Ogni volta che sentirai la sensazione di essere attaccato e incompreso, ripensa al tuo cerchio e ai tuoi puntini, respira profondamente e di’ a te stesso che te ne sei liberato, fino a quando non avrai più bisogno di pensarci e non ti sentirai più vittima, ma protagonista della tua rinascita e padrone del tuo benessere.
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