L’importanza del “perdere tempo” – Perché non fa bene essere sempre multitasking
Pensi che rimanere fermo a guardare il soffitto equivalga a perdere tempo? Se non riesci ad occupare ogni istante della tua giornata, ti senti nervoso e irritabile?
Una premessa da fare è che nulla nella vita è stabile e immutabile.
“Panta Rei”, “Tutto scorre”, diceva Eraclito. Nella vita tutto diviene e si trasforma e in questo divenire i nostri modi di agire si adattano alle diverse situazioni che stiamo vivendo.
Perdere tempo può quindi assumere caratteristiche negative se ci priva della nostra serenità o se provoca disagio e sofferenza ad altri. Ma può anche essere un ottimo modo per rallentare, per spostare la nostra osservazione dall’esterno all’interno di noi stessi.
“Nel nostro mondo l’ozio è diventato inattività, che è tutt’altra cosa: chi è inattivo è frustrato, si annoia, è costantemente alla ricerca del movimento che gli manca”, scriveva Milan Kundera.
Ecco perché in certi momenti di “ozio forzato”, quindi avvertito come inattività, molti di noi percepiscono sofferenza: perché non siamo più abituati a vivere la lentezza del tempo e non siamo più capaci di raccogliere i doni che ne possono derivare.
Perché tenti di riempire il tuo tempo con mille cose
Rifletti per un momento su te stesso: cosa fai quando hai 5 minuti liberi? Se dopo una giornata di lavoro torni a casa, ceni, sparecchi e ti rimane del tempo prima di metterti a letto o di farlo fare ai tuoi figli, cosa fai? Se sei in metropolitana e aspetti di raggiungere il luogo di lavoro, come sfrutti quel tempo? E se sei in fila alla posta che attendi il tuo turno? O nel fine settimana, nei momenti vuoti tra una gita fuori porta e un aperitivo con gli amici?
Tenti di riempire, ecco cosa fai probabilmente. Di riempire i vuoti e i silenzi che ti circondano, rispondendo a un’e-mail, spulciando i profili social dei tuoi contatti, scorrendo pagine e pagine dal tuo smartphone in maniera quasi automatica e spesso senza un reale interesse, tanto per… perdere tempo.
Ed ecco che, in questo caso, il tempo diventa realmente una perdita: perché non dà, ma toglie. È una sottrazione di vita, un modo inconscio e non riconosciuto per scappare da noi stessi, non più abituati al dialogo interiore e sempre più in imbarazzo di fronte a situazioni che potrebbero metterci “a nudo”.
Ognuno di noi indossa il suo abito che si è cucito in maniera sartoriale per anni e anni, pensando gli stesse a puntino. Ma pochi si accorgono che quell’abito stringe spesso sul cuore, e questo perché non riescono a “perdere tempo”, nella sua accezione più positiva.
La storia di Laura
Mi ha fatto molta tenerezza ascoltare, pochi giorni fa, il racconto di una giovane donna che ha richiesto una mia consulenza online.
Laura (nome fittizio) è una donna imprenditrice, attiva, dinamica, con numerose passioni e tanti interessi. Quest’ultimo aspetto l’ha convinta di essere una donna passionale che sa cosa vuole e che possiede tutta la tenacia per riuscire ad ottenerlo, e in parte è vero, visti i risultati che ha raggiunto a livello lavorativo.
Quasi inutile a dirlo, Laura ha un’agenda fitta di impegni nella quale inserisce ogni singola cosa che per lei deve essere programmata, come una cena tra amici o la telefonata alla madre.
In questi giorni di quarantena forzata, Laura ha dovuto fare i conti con un tempo che per lei si è dilatato a dismisura e che ha difficoltà a riempire. Ed è qui il dramma: il volerlo riempire a tutti i costi. Ha tentato di programmare anche la sua permanenza in casa, stabilendo degli orari precisi per tutto affinché nessuno spazio di tempo rimanesse vuoto.
Volete sapere cosa ho chiesto a Laura?
Le ho chiesto di affacciarsi alla finestra di casa sua e di dirmi cosa vedeva. Imbarazzata, dapprima ha ritenuto la mia richiesta banale, perché convinta di conoscere bene il paesaggio che le chiedevo di osservare, ma poi si è lasciata convincere e a quel punto è avvenuta la magia. Laura ha “visto” e notato cose che non aveva mai osservato. Ha visto per la prima volta che un albero di fronte casa sua ha un buco, e che questo ha la forma di un cuore.
Ha visto che, in fondo al viale che porta a casa sua, c’è un piccolo cancello arrugginito dal tempo che non aveva mai notato, e ha anche avuto voglia di andare a vedere a cosa dà accesso.
Ha salutato la sua vicina di casa che, di fronte al suo palazzo, stava stendendo i panni, e per la prima volta l’ha “ascoltata”. Le faceva antipatia, quella vicina; ha iniziato a pensare che, invece, avesse qualcosa da raccontare e che probabilmente le sarebbe piaciuto.
Ho detto a Laura che questo è uno dei modi in cui può “perdere tempo” in maniera produttiva e che quella finestra può provare ad aprirla anche all’interno di se stessa.
Le ho detto che può continuare a riempire l’agenda ma che è necessario lasciare degli spazi vuoti da colmare di… se stessa. Per ascoltarsi, per comprendersi. Per volersi bene.
5 consigli per staccare la spina
Oziare, staccare la spina, concedersi del tempo per se stessi, senza sensi di colpa e senza il peso delle responsabilità. È importante, essenziale per il nostro benessere psico-fisico.
Ma come fare? Ecco 5 piccoli consigli che potrebbero sembrarti banali ma che non lo sono, come non lo è stato per Laura guardare fuori dalla finestra:
1. Se proprio non riesci a non programmare, decidi almeno quanto tempo dedicare al lavoro e quanto solo a te stesso. Può essere anche solo un’ora al giorno ma deve essere solo per te, senza alcuna distrazione.
2. Assolutamente vietato, durante quel tempo, l’uso della tecnologia, se non per motivi urgenti.
3. Liberati dal senso di colpa che ti blocca. Se per esempio sei madre e per un’ora o anche solo 20 minuti al giorno pensi solo a te, non può che giovare a te stessa e al rapporto con i tuoi figli.
4. Prova a usare la meditazione per rilassarti ed entrare in contatto con te stesso. Se vuoi meditare insieme a me e iniziare un percorso di risveglio interiore, iscriviti al mio gruppo Path Seekers su Facebook.
5. Nei tempi vuoti, prova a camminare senza una meta, lasciandoti dirigere solo dalle emozioni che sono dentro di te. Non programmare, non organizzare, non prevedere.
“Sta come un pesce che ignora l’oceano, l’uomo nel tempo”, scriveva Issa Kobayashi.
Non ignorare il tuo oceano, aspetta solo di essere esplorato da te.
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