Neomamme e quel senso di solitudine che poche ammettono
Tra le tante categorie di persone a cui ho pensato in questi mesi di quarantena, ci sono le neomamme.
Secondo molte ricerche, la maternità è una condizione di solitudine, soprattutto durante la fase immediatamente successiva al parto. I risultati di questi studi ci dicono che la solitudine deriva soprattutto dalla percezione di inadeguatezza che le neomamme provano nei confronti della maternità, dal ridotto contatto sociale e da relazioni prive di empatia.
È ovvio che questa percezione, in una condizione di quarantena forzata, diventa ancora più amplificata.
Una neomamma si trova ad affrontare spesso il crollo delle aspettative che aveva in merito alla maternità. L’idea di quest’ultima, filtrata da Instagram o dai vari spot televisivi, è completamente differente da quella fatta di occhiaie profonde, capelli arruffati, pasti consumati in piedi, lacrime improvvise e paura di non riuscire ad essere una madre “capace”.
Donald Winnicot diceva che “Non serve essere una madre perfetta, basta essere una madre sufficientemente buona”, capace di prendersi cura del suo bambino senza per questo aspirare ad essere infallibile.
Il problema è che si tende ad un ideale che non è, per sua stessa definizione, reale. In questo ideale di maternità, se non sono sempre presenti la pazienza, l’amorevolezza, la dolcezza, la comprensione dei bisogni e l’immediata risposta ad esse, si prova un forte senso di inadeguatezza.
In questa particolare fase iniziale, quindi, è fondamentale che la neo madre abbia un supporto da parte della sua famiglia e dalla società il che, spesso, non avviene nemmeno in situazioni di normalità, purtroppo.
Aspettative e perdita di identità
La sensazione che si ha, è quella di una perdita di identità. Non ci si riconosce più nella persona che si era fino a poco tempo prima e tutto questo, come dicevo in principio, dipende molto dalle credenze e dalle aspettative che si hanno prima di diventare madri.
Se credi che la maternità voglia dire svegliarti con il tuo bambino sorridente accanto, continuare ad avere i tuoi ritmi, a svolgere le tue attività quotidiane mentre lui ti guarda beato dal passeggino, fino ad arrivare alla sera per dormire tutta la notte vicino a un batuffolo profumato di borotalco, ti crei delle aspettative che, quando vengono disattese, mandano in crisi tutta la percezione che hai di te stessa.
Capisci, quindi, che il problema non viene sempre dall’esterno, come tu pensi. Spesso ti senti così sola non perché gli altri non ti capiscono o non ti aiutano ma perché non ti accetti: non accetti che devi fermarti un po’, ascoltarti e ri-conoscerti.
Quando nasce un bambino, nasce anche una madre. Quella sensazione che hai di non riconoscerti più, non è errata: tu davvero, non sei quella di prima. Ma piuttosto che accogliere la nuova te, spesso la rifiuti.
Invece dovresti provare ad ascoltarti.
Un esercizio che aiuta la consapevolezza
Ti consiglio un esercizio. Prendi un foglio di carta e una penna. Traccia una linea e dividi il foglio in due. Da un lato scrivi “Aspettative sulla maternità”, e annota tutto ciò che credevi prima che nascesse tuo figlio, ad esempio: “Dormirò con mio marito e il bambino lo farà da solo, nella sua culletta o nella sua camera”; “Alle 20:00 lo metterò a dormire e passerò la serata con mio marito, sul divano”; “Quando dovrò uscire, lascerò il bambino a mia madre”…
Dall’altro lato del foglio ora scrivi: “La mia realtà”, quella che ti trovi ad affrontare ogni giorno, ad esempio: “Dormo solo 4 ore a notte perché il mio bambino ha continui risvegli”; “Il mio bambino non dorme se non mi ha accanto a sé”; “Non posso lasciarlo a mia madre perché piange sempre”…
Una volta che hai chiaro ciò che credevi e quella che è la tua realtà di adesso, prova ad accettare.
Non ti dirò di pensare al positivo o che dovresti essere felice solo per il fatto di essere madre. Non te lo dirò perché non è così. La sensazione che tu provi è molto più diffusa tra le neomamme di quanto tu pensi. Solo che non ne parlate, perché vi sentite inadeguate e ne provate vergogna.
Ti chiederò però di provare ad accettare che questo senso di solitudine dipende in larga parte dalle tue aspettative passate. Ti chiederò di accettare che sei stanca e spesso triste. Ti chiederò di trasformare quella tristezza in consapevolezza e voglia di rinascere, ancora una volta.
Prova a non pensare più al passato e a non proiettarti nel futuro. È tempo di fermarti. Di vivere qui e ora.
Circondati, per quanto puoi, di persone che possono darti una mano, ma non pretenderlo. Non aspettartelo. Quando non hai aspettative, riesci a vivere pienamente il presente.
Se hai bisogno di parlare e vuoi conoscere delle strategie per affrontare il senso di solitudine e di inadeguatezza che stai provando, contattami per una consulenza online e proveremo insieme ad allontanarle.
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