Uomini che perdono il lavoro e se stessi
Chi perde denaro, perde molto; chi perde un amico, perde molto di più; chi perde la fiducia in se stesso, perde tutto.
(Eleanor Anne Roosevelt)
Nel film Full Monthy, il regista Peter Cattaneo mise in scena gli effetti della crisi economica in Gran Bretagna, che aveva creato una forte disoccupazione.
Il film non prende in considerazione solo i risvolti economici ma, soprattutto, quelli legati alla sfera psicologica di un uomo che, da un giorno all’altro, sente entrare in crisi la sua identità a causa della perdita del lavoro.
Il film racconta come, mentre degli operai si disperavano nella loro quotidianità, ma in qualche modo tentavano di resistere alla depressione, il loro capo usciva ogni mattina in giacca e cravatta fingendo di recarsi in ufficio, perché non riusciva a confessare alla moglie di avere perso il lavoro.
Se ne vergognava. Come se fosse colpa sua.
La disoccupazione è un dramma per tutti, non solo da un punto di vista economico ma anche psicologico.
Disoccupazione: lutto da perdita del lavoro
Lo chiamano “lutto da perdita del lavoro”, ha conseguenze simili a un distacco permanente e provoca ansia, dolore, rabbia, depressione, ed è oggetto di numerose ricerche scientifiche.
Il lavoro è correlato allo status sociale di una persona e costituisce la base sulla quale spesso immagina il suo futuro.
“Portare il denaro a casa” è da sempre considerato dall’uomo un elemento fondante della sua identità maschile, che anni di educazione alla parità dei ruoli hanno scalfito solo in parte: va bene condividere le responsabilità lavorative e quelle casalinghe, ma invertire i ruoli è ancora molto conflittuale.
In questo periodo sto ascoltando tante storie da parte di donne seriamente preoccupate per i risvolti psicologici che, la perdita del lavoro a causa del blocco per il Covid19, sta causando ai propri compagni.
Quando si parla di disoccupazione, generalmente lo si fa solo in relazione a problemi legati alla mancanza di una fonte sicura di reddito, che solitamente viene attribuita all’uomo. Ma non è l’unica conseguenza.
L’uomo identifica la perdita del lavoro con quella del proprio ruolo all’interno della società. Costruisce la rappresentazione che ha di sé basandola su compiti che gli diano sicurezza e che quando vengono meno, si riflettono negativamente sulla sua autostima.
Un uomo che non si stima più, riduce le sue capacità di cercare una via d’uscita. La sensazione di perdere la propria identità avviene soprattutto nei titolati di aziende e nei liberi professionisti, che hanno più difficoltà a identificarsi in un nuovo ruolo, ma può toccare tutti indistintamente.
Questi, sono più portati a vivere con depressione l’improvviso vuoto quotidiano, fino a negarlo, con se stessi e con gli altri, come il protagonista di Full Monthy.
Scegli di credere in te stesso
Si può scegliere una reazione differente, per rispondere a questa esperienza traumatica. Si chiama: fiducia.
Avere fiducia, significa avere fede. Avere fede, vuol dire “credere”. Credere in se stessi, vuol dire non temere il giudizio degli altri e trovare dentro di sé la forza per andare avanti, per ricostruirsi.
C’è un’alternativa a Full Monthy, ed è La ricerca della felicità, di Gabriele Muccino.
Chris Gardner, il protagonista del film, perde il lavoro, la moglie, la casa, ma mai la fede. Non smette mai di credere in se stesso e nelle proprie capacità. Cerca, bussa alle porte, prova, si reinventa e, alla fine, torna ad avere una casa e una vita dignitosa.
A tutti quelli che gli dicevano: “No!”, Chris dentro di sé risponde: “Sì, e lo dimostrerò!”. Anche a se stesso.
Adesso mi rivolgo a te: all’uomo che sta leggendo questo articolo, probabilmente nascondendolo alla sua compagna o ai suoi cari. Ecco cosa puoi cominciare a fare. Ogni volta che una voce dentro di te oppure le circostanze, ti dicono: “No!”, tu rispondi: “Sì, e lo dimostrerò!”.
Credici.
Abbi fede in te.
Perché tu solo puoi cambiare la rappresentazione che hai di te stesso. Cambiala. Gli altri vedranno ciò che tu stesso vedi di te!
Ma prima di tutto, devi buttare fuori tutte le tue incertezze e debolezze. Bisogna un po’ morire, per rinascere.
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