Per una donna non parlare, non ribellarsi e trattenere le sue emozioni è purtroppo frequente. Superare questo blocco è importante per la sua salute fisica e mentale.
Quello che le donne non dicono
Perché non fa bene trattenere le emozioni
È sempre vero che il silenzio è più prezioso di mille parole? Il silenzio può veramente aiutarci a risolvere ogni situazione e a trovare la nostra serenità?
In un mio precedente post sulle emozioni, ho cercato di spiegarvi cosa sono e come si manifestano. Oggi, voglio parlare del perché non fa bene trattenere le emozioni, e mi riferisco soprattutto all’universo femminile, non per scartare quello maschile ma per cogliere l’occasione di affrontare anche un argomento più complesso che è quello relativo alle violenze subite dalle donne, le quali non riescono a ribellarsi perpetrando un silenzio che si rivela essere distruttivo.
Il silenzio che arricchisce e quello che uccide
C’è una linea sottile che divide la capacità di saper tacere quando è consigliabile o necessario dall’incapacità di esprimere emozioni come la disapprovazione, il disappunto o la rabbia.
Questa linea caratterizza da sempre il mondo interiore, soprattutto quello femminile che, un po’ per retaggi culturali e sociali, un po’ per l’incidenza che questi hanno ancora in una società che sembra avere abbandonato le discriminazioni sul genere femminile si trova spesso sul limite di quel confine, preferendo il silenzio alle parole.
Ci sono molti casi, però, in cui esprimere a parole ciò che si ha dentro è importante se non addirittura necessario alla nostra serenità e, a volte, alla sopravvivenza dei nostri rapporti.
Per fare un esempio: ti è mai capitato di avere una discussione con il tuo partner in cui non sei riuscita a esprimere le tue emozioni su qualcosa che ti aveva ferita, lasciando cadere il discorso? Ecco, quell’emozione rimane imprigionata dentro di te e può o implodere o esplodere. Se implode, lo fa all’interno, senza che nessuno oltre te se ne accorga. E talvolta nemmeno tu te ne accorgi, ma sta’ sicura che, se non risolta, ti darà del filo da torcere che si può manifestare in un tuo disagio o in un tuo conflitto interiore.
Se l’emozione repressa e non espressa esplode, può farlo poi in momenti che ad altri possono sembrare inopportuni ma che di sicuro per te hanno un senso.
È ciò che accade quando, ad esempio, lo stesso partner al quale hai deciso di tacere un’emozione in una vostra precedente discussione, se la ritrova spiattellata in faccia a distanza di mesi o di anni e non ne comprende l’anacronismo.
Ecco, rifletti su una cosa: quel sentimento che hai provato, che per te era importante e che non hai espresso, è rimasto bloccato lì dentro di te.
Lo hai quasi cullato per giorni, mesi, a volte anche anni. Ci hai ripensato, talvolta, per tenerlo vivo, proprio per l’importanza che ha per te. Poi, quando una situazione di vissuto simile a quella che ha provocato il blocco si è ripresentata, lui è esploso, spiazzando chi ha ricevuto il colpo e lasciando te con tutte le ceneri dell’incomprensione altrui nelle tue mani.
Perché trattieni le emozioni e stai in silenzio?
Ci sono diversi casi e motivazioni annesse per cui si preferisce trattenere un’emozione e rimanere in silenzio: perché si pensa di risultare pesanti, per il “quieto vivere” o perché “non ne vale la pena”, per esempio.
Qualunque sia la motivazione, c’è una cosa che devi sapere: se vivi il silenzio come una ferita, questo può ucciderti.
Molte donne riescono a gestirlo bene quel limite, quel confine tra silenzio consapevole e silenzio distruttivo, cercando di rimanere il più possibile in quella zona neutra in cui decidere di volta in volta ciò che è meglio per loro e per il loro benessere.
Per altre donne, invece, la zona del silenzio diventa una trincea, un luogo in cui nascondersi e nascondere.
Da dietro questa trincea loro osservano il mondo e, in alcuni casi, il silenzio può renderle talmente fragili agli occhi degli altri e talmente senza difese che si attuano soprusi e violenze ai loro danni senza che loro stesse siano in grado di rompere quel muro dietro al quale si sono trincerate.
Badate bene: per violenza non si intende solo quella sessuale. Forme di violenza più sottile e quindi più celabili sotto altre vesti sono: l’intimidazione, la costrizione, la minaccia, la strumentalizzazione, la violenza economica ovvero vietare un’attività lavorativa o portare via il denaro guadagnato, l’isolamento mediante il controllo, il maltrattamento psicologico, lo sfruttamento di quelli che vengono ancora definiti “privilegi maschili” e che portano a trattare una donna come una propria serva e a tirannizzarla.
3 cose che non devi fare quando provi un’emozione
Trattenere un’emozione e rimanere in silenzio fa male alla salute, ce lo insegna anche la psicosomatica, quella branca della medicina e della psicologia clinica volta a ricercare la connessione tra un disturbo somatico e la sua natura psicologica.
Ma cosa fare per non trattenere un’emozione? Ecco 3 piccoli ma preziosi consigli:
- Non la evitare
Per tutti i motivi che ho cercato di spiegarti fino a qui, un’emozione non va mai evitata bensì riconosciuta e, ti sembrerà strano ma… accolta. Accogliere un’emozione vuol dire farla tua e accettarla, al di là del fatto che ti piaccia o meno.
Questo aspetto è stato confermato anche da una ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze cliniche e psicologiche, Università di Maastricht (Paesi bassi) che ha studiato quanto l’accettazione di un’emozione può aiutare ad autocontrollarla meglio quando poi si ripresenta. A tutti i partecipanti è stata proposta la visione di un video: ad alcuni è stato permesso di non frenare le proprie emozioni, ad altri di bloccarle e ad un altro gruppo non è stata data alcuna indicazione. I partecipanti che hanno accettato le proprie emozioni durante la visione di un triste video hanno ottenuto risultati migliori in un successivo compito di autocontrollo rispetto agli altri due gruppi di partecipanti.
- Non opporre resistenza
“Quello che resiste, persiste”, si dice. Quando tu neghi un’emozione e non la espliciti, la resistenza esercita una forza uguale o superiore a quell’emozione cui si resiste. Quindi devi sempre liberarla senza trattenerla e parlare è il modo migliore per farlo.
- Non identificarti con essa
Tu non sei arrabbiata. Non sei impaurita. Non sei triste. Tu lo sei in quel momento in cui stai provando quell’emozione, per questo è sbagliato identificarti con essa. E se in quel momento ti senti arrabbiata o impaurita avrai le tue ragioni che hai diritto di manifestare, che agli altri piaccia o no. Imparare poi come fare a gestirle per un tuo benessere interiore è una fase successiva. La prima è: non bloccarle. Mai.
Cosa puoi fare per imparare a non trattenere le emozioni e a rimanere in silenzio
Ti sei mai chiesta cosa hai fatto tu, per superare lo scoglio? E se lo hai fatto e hai fallito, ci hai riprovato? E come hai riprovato?
Sapere tutto ciò è importante perché è da questa analisi della tua situazione che puoi trovare la strada per uscire dalla trincea.
Pensi che la strada sia lunga? E se ti dicessi che è più breve di quella che immagini?
Non ci vogliono anni di psicanalisi per capire tutto ciò, ma poche e brevi sedute per riuscire a liberare le parole che sono dentro di te e a migliorare il tuo rapporto con te stessa e con gli altri.
“Il silenzio è un testo facile da fraintendere”, scriveva Attanasio. È pur vero che a volte anche parlando, ci si fraintende. Ma si ha sempre una possibilità in più che stando in silenzio, per farci comprendere.
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