Sapete qual è la differenza tra uno psicologo e una psicoterapeuta?
Mi sono sentito porre questa domanda diverse volte, soprattutto da chi aveva capito di doversi rivolgersi a un professionista, ma mostrava idee un po’ confuse riguardo alla figura di cui avesse realmente bisogno. Le peculiarità di entrambi infatti vengono spesso sovrapposte, ma in realtà hanno percorsi formativi e di intervento diversi.
Se stai valutando se intraprendere un percorso con l’uno piuttosto che con l’altro, focalizzati sulle tue esigenze e su ciò che stai cercando. Perché psicologo o psicoterapeuta che sia, la partecipazione attiva del paziente è sempre fondamentale: la tua volontà di risolvere un problema, un disturbo, un disagio che ti provoca sofferenza è un punto di partenza indispensabile. E potrà anche insegnarti molto su te stesso e sulla tua vita.
La prima differenza: gli studi
Ciò che rende subito diversi i due professionisti ha a che fare con il percorso di studi.
Partiamo dallo psicologo. Deve essere laureato alla facoltà di Psicologia e conseguire l’abilitazione alla professione con il superamento di un esame di stato, a cui si accede una volta effettuato uno specifico tirocinio. Per poter esercitare deve essere iscritto all’Albo degli Psicologi e la sua professione è regolamentata dal codice deontologico, che stabilisce limiti e doveri. Un dottore in psicologia, che però non abbia svolto il tirocinio o non sia iscritto all’Albo, non è infatti uno psicologo.
Lo psicoterapeuta, invece, può essere laureato in Psicologia oppure in Medicina e Chirurgia, ma deve aver acquisito una formazione specifica, sia teorica che pratica, di 4 anni presso una Scuola di Specializzazione universitaria oppure in una scuola riconosciuta dal MIUR. Questo percorso gli consente di poter utilizzare ulteriori conoscenze per intervenire in maniera approfondita su un determinato tipo di problema. Il titolo di “psicoterapeuta” è quindi aggiuntivo rispetto a quello di psicologo o medico.
Cosa li accomuna
Entrambi lavorano sul paziente per aiutarlo a eliminare o attenuare il disagio che sta provando, fornendogli consigli, ma anche strumenti pratici, non solo per risolvere la sua problematica, ma anche per capire meglio se stesso e (ri)scoprire potenzialità rimaste trascurate o nascoste.
L’approccio al paziente e al disturbo e il modo di intervenire restano comunque distinti.
La normativa non aiuta…
La confusione tra le due figure è il risultato anche di una normativa tutto sommato recente. Infatti l’Ordine degli Psicologi è stato istituito nel 1989 e solo due anni fa, nel 2017 con il DDL Lorenzin, la professione di psicologo ha ottenuto il riconoscimento di professione sanitaria. Prima di queste due date fondamentali, nonostante la facoltà di psicologia sia stata istituita nel 1971, non c’era un percorso formativo ben stabilito da seguire per poter esercitare le due professioni.
Senza dimenticare lo psichiatra e lo psicanalista…
Ci sono ulteriori due figure che contribuiscono a confondere le acque. Uno è lo psichiatra, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in psichiatria: l’unico che possa prescrivere medicinali generici o specifici. A lui si rivolge che soffre di disturbi psicopatologici.
Lo psicanalista (o analista) invece, termine erroneamente usato per indicare chiunque pratichi la psicoterapia, si dedica a un particolare approccio, ossia la psicoanalisi.
Ma torniamo a noi…
Quando rivolgersi a uno psicologo e quando a uno psicoterapeuta?
Uno psicologo ti aiuta a comprendere meglio te stesso e la tua storia interiore. Nel caso di un malessere oppure di un disagio, può offrirti una consulenza psicologica, valutarlo insieme a te e darti indicazioni su come affrontarlo in maniera efficace… Che magari consiste proprio in un percorso di psicoterapia…
Il suo obiettivo è il benessere psicologico della persona, come individuo e anche nei rapporti con gli altri: nella coppia, nella famiglia e nella comunità. Si occupa inoltre di test psico-attitudinali.
Si tratta di una professione piuttosto trasversale. lo psicologo può lavorare presso uno studio, ma anche in altri contesti: ad esempio a scuola, nelle aziende, nello sport, in ambito accademico.
Lo psicoterapeuta si occupa, invece, di sofferenze psicologiche significative, particolarmente dolorose o invalidanti, che spesso hanno radici profonde nel tempo. Le sue competenze gli permettono di “curare la tua anima”, ovviamente senza l’ausilio di farmaci (per quelli ci vuole lo psichiatra…).
La psicoterapia è un pratica terapeutica che, attraverso strumenti diversi, ha come fine la cura e l’impulso al cambiamento – mentale, comportamentale, relazionale, emotivo -, per mettere fine a una sofferenza. Si occupa, in definitiva, di quel dolore o quel disagio che, in certi momenti o situazioni, ti impediscono di vivere una vita piena e secondo i tuoi desideri e bisogni.
Come capire se il professionista che hai scelto è quello giusto
Perché scegliere di rivolgersi a uno psicologo oppure intraprendere un percorso di psicoterapia?
Le motivazioni possono essere molteplici: se il malessere interferisce con la tua vita quotidiana, se un evento traumatico continua ad avere ripercussioni a distanza di tempo, se soffri di fobie o disturbi, è lecito richiedere un aiuto più ‘profondo’ a uno psicoterapeuta. Se il problema è conoscersi meglio per crescere come persone e stare meglio con se stessi e con gli altri, allora lo psicologo può essere di grande aiuto.
In ogni caso, è importante soprattutto essere consapevoli che farsi aiutare non significa ammettere una sconfitta, tutt’altro: mettersi in discussione è un atto di coraggio.
Qualche elemento di valutazione
Il primo passo che può aiutarti nella scelta di di uno psicoterapeuta (ma anche di uno psicologo) è sicuramente il curriculum: puoi valutare studi, esperienze, specializzazioni.
Ci sono però altri parametri che puoi prendere in considerazione per orientarti nella scelta, come il tipo di approccio, ad esempio, che deve rispondere alle tue precise necessità.
La psicoterapia, ad esempio, non prevede tecniche univoche, ci sono diverse scuole: cognitivo-comportamentale, la ericksoniana, la terapia della Gestalt, l’ipnosi, l’approccio breve strategico, solo per citare alcuni esempi. Tutti questi approcci condividono l’obiettivo, ma affrontano il malessere del paziente in modo molto differente.
L’empatia
Altre caratteristiche che puoi valutare di un professionista, psicologo o psicoterapeuta che sia, riguardano la sua capacità di ascolto, di ispirarti fiducia e metterti a tuo agio: devi avvertire di essere in un ambiente ‘sicuro’ e ‘giusto’ per te.
Un buon professionista sa mettere il paziente al centro: cerca una soluzione con dedizione, è in grado di comprendere senza giudicare. Sa stabilire obiettivi ed è in grado di mostrare la soluzione: quella che è già dentro ognuno di noi. Inoltre sceglie di dire la verità, senza illudere chi si è rivolto a lui, ma cerca sempre il modo migliore per delineare la realtà. Riesce a dare feedback costruttivi rispetto ai comportamenti disfunzionali e controproducenti.
Un po’ di sana follia
Inoltre, secondo me, un bravo terapeuta deve saper essere anche un po’ … folle. O almeno, io cerco di esserlo, ma nel senso di desiderare spesso nuove sfide, avere voglia di rischiare e una grande voglia di imparare. Ovviamente sempre per lo stesso fine: aiutare i pazienti a ritrovare serenità e consapevolezza di sé, o a risolvere le situazioni da cui non riescono a uscire, che li bloccano.
Verso il cambiamento
Valuta inoltre come ti senti alla fine di ogni seduta. Se hai la sensazione di sentirti più consapevole, di avere una percezione chiara della situazione – come di aver finalmente ‘riaperto gli occhi’-, di aver iniziato a prendere delle decisioni che altrimenti non avresti mai preso, allora la strada verso il cambiamento è tracciata.
La potenza della parola nei riguardi delle cose dell’anima sta nello stesso rapporto della potenza dei farmaci nei riguardi delle cose del corpo.
(Gorgia)