La resilienza ai tempi del coronavirus
Ogni situazione negativa che viviamo porta con sé i germogli di qualcosa di positivo, che possono maturare o meno in base al nutrimento che noi siamo in grado di dare.
Nel caso del coronavirus, sono molti gli aspetti positivi che riconosciamo ogni giorno e che ci sollevano un po’ dalla situazione pesante che stiamo vivendo.
Uno di questi è che il coronavirus non ci sta trasmettendo solo una malattia ma anche la capacità di essere tutti un po’ più resilienti.
Essere resilienti vuol dire affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rafforzati e trasformati.
Non c’è dubbio che in questa situazione di quarantena forzata, tutti noi stiamo cercando di affrontare e superare le difficoltà che comporta.
Ovviamente c’è chi ancora non riesce a mettere in atto questa capacità e non sempre si arriva a generare situazioni positive, ma la sensazione che abbiamo un po’ tutti è quella di un generale atteggiamento “attivo” e “positivo”.
La resilienza è qualcosa che portiamo con noi fin dalla nascita e ci accompagna durante le diverse fasi del nostro sviluppo e del nostro ciclo vitale.
Durante l’infanzia è solo un comportamento intuitivo e alcuni studi sostengono che una maggiore resilienza è presente in adulti che hanno dimostrato una personalità resiliente fin da bambini. Si rafforza poi durante l’adolescenza e si attiva fino al punto da essere incorporata in età adulta.
È qualcosa però che va educata e che anche chi ne ha minore attitudine, può migliorare.
La resilienza non è soltanto la semplice capacità di resistere alla distruzione proteggendo il nostro io da circostanze difficili, ma è anche la possibilità di reagire positivamente.
Ascolto e leggo ogni giorno storie bellissime di chi, da questa situazione, sta traendo il meglio. Storie di crescita personale ma anche di solidarietà che mettono in luce lo sviluppo ulteriore di una maggiore capacità empatica.
Ragionandoci, si evidenziano in tutte queste narrazioni le caratteristiche che rendono le persone resilienti:
- L’introspezione ovvero la capacità di esaminare se stessi, farsi delle domande e riuscire a rispondersi con sincerità. Una situazione di “chiusura” forzata come la nostra, porta a maggiori possibilità di introspezione.
- L’indipendenza, cioè la capacità di mantenere una distanza fisica ed emozionale dai problemi ma senza isolarsi. Per la distanza fisica, siamo tutti d’accordo. Quella emozionale è la più stupefacente in questo caso, perché si avverte comunque una sensazione generale di emozioni positive, solidali e piene di speranza ma vissute in maniera distante, senza esserne sopraffatti.
- L’interazione, ossia la capacità di stabilire rapporti intimi e soddisfacenti con le persone. La forzata distanza ci ha portato a “desiderare” l’intimità con le persone che amiamo e che non possiamo vedere o toccare. Nel corso delle mie consulenze online ascolto storie di rapporti che muoiono a causa della convivenza forzata, ma anche tante belle storie di rapporti che si ricuciono.
- L’iniziativa ovvero la capacità di affrontare i problemi, capirli e riuscire a controllarli. E qui più o meno tutti siamo stati messi di fronte al problema e c’erano solamente due alternative: affrontarlo o soccombere. Mi sembra che lo stiamo affrontando in molti, lo abbiamo capito e lo stiamo controllando.
- La creatività, cioè la capacità di cercare ordine, bellezza e obiettivi partendo dal caos e dal disordine. Rimanere dentro casa, avere del tempo da dedicare e da dedicarsi sta riaccendendo la scintilla creativa in molti di noi. Non mi stupirò se, usciti da questa quarantena, prolificheranno le attività creative.
- L’allegria ossia la predisposizione dello spirito a uno stato gioioso, che ci permette di allontanarci dal punto focale delle tensioni. Vogliamo parlare delle numerose occasioni in cui si è messi a suonare e cantare sui balconi, con la voglia di condividere un momento spensierato e allegro? Se non è resilienza, questa!
Ognuno di noi possiede la capacità di resistere e reagire alle difficoltà, questa esperienza ce lo sta insegnando.
Quando questo finirà, ricordiamoci che siamo stati tutti, chi più e chi meno, resilienti. Usiamo questa nostra forza anche in altri momenti della nostra vita, consapevolmente.
Charles R. Swindoll diceva che “la vita è per il 10% cosa ti accade e per il 90% come reagisci”.
Ricorda che la resilienza è innata ma va educata.
Se non sai come fare, contattami per una consulenza online e capiremo insieme qual è il blocco che non ti fa utilizzare pienamente questa bellissima possibilità che hai per reagire attivamente e positivamente alle difficoltà della vita.
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