Voglia di natale e paura delle “chiusure”
Il vero messaggio del Natale è che noi tutti non siamo mai soli.
(Taylor Caldwell)
Dicembre è sempre il mese dei bilanci emotivi relativi all’anno appena trascorso.
Porta sempre un po’ di tristezza, dicembre. Anche a chi ama l’atmosfera natalizia e la vive intensamente.
La chiamano “Sindrome della promessa rotta” e si manifesta con un sentimento di delusione per il fallimento legato ad aspettative disattese e a traguardi non raggiunti.
Questa sensazione di solitudine e di delusione, quest’anno sarà accentuata un po’ per tutti, a causa delle limitazioni imposte e necessarie al contenimento dei contagi relativi al COVID-19.
Italiani sempre più soli
Secondo un sondaggio condotto da Il Sole 24 Ore, il 55% degli italiani, dall’inizio della pandemia soffre maggiormente o ha iniziato a soffrire il disagio della solitudine.
Tra questi, il 32% si riferisce a giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni.
Il ritorno prepotente dell’epidemia e la paura di un nuovo lockdown, ha acuito maggiormente la sensazione di isolamento, i sospetti verso il prossimo (per la paura del contagio) e l’assenza di speranze per l’imminente futuro sotto l’aspetto emotivo, economico e lavorativo.
Perché a Natale ci si sente più soli
Ci sono penombre interiori che contrastano con i luccichii esteriori delle atmosfere natalizie e la solitudine che molti avvertono, può diventare così stridente da diventare quasi intollerabile.
I motivi possono essere diversi, da quelli obiettivi che riguardano il vivere davvero in solitudine, a quelli percettivi, ovvero dovuti alla considerazione della propria famiglia meramente da un punto di vista anagrafico e non affettivo.
Altre volte, la solitudine è provocata da una percezione dei fatti alterata da un forte stato depressivo, che viene esasperato dalle feste e può manifestarsi con una forte sofferenza interiore.
La solitudine è chiusura
Da un anno a questa parte ci siamo abituati a sentire parlare di lockdown, un termine ancora una volta di derivazione inglese e che letteralmente si traduce in “confinamento”, riferendosi alle “chiusure” di cui siamo da un anno a questa parte spesso minacciati e a cui altre volte siamo costretti.
Essere confinati significa “essere relegati in un dato luogo”, in uno spazio fisico, materiale, che tu puoi vedere, riconoscere e toccare.
Ma c’è un confinamento che è molto più difficile da identificare, ed è quello che fa parte del tuo essere, del tuo mondo interiore.
È una specie di lockdown del cuore, dei sentimenti e delle emozioni. Ed è spesso il motivo per cui ti senti solo.
Al di là di della condizione imposta che stiamo vivendo, in generale la solitudine, infondo, non è altro che chiusura. Anche se pensi che siano gli altri e il mondo ad averti sbattuto le porte in faccia, la verità è solo che tu hai permesso loro di farlo.
Quando non sei aperto alla vita, la vita ti si chiude attorno.
Lo spazio che devi occupare e che ti sta stretto, in questo caso, non è più quello che vivi e che tocchi quotidianamente, ma è quello che hai dentro te.
Di quello spazio, sei solo tu l’unico padrone. Sei tu che scegli, giorno dopo giorno, se e come arredarlo.
Sei tu che apri o chiudi le sue porte. Tu, che decidi se pulirlo quotidianamente o se lasciare accumulare la polvere fino a che essa non ti sommerga.
È duro da accettare, ma è così: gran parte della responsabilità della tua solitudine, è soltanto tua.
Pulisci le tue stanze interiori e fatti compagnia
Per riuscire a stare con gli altri, bisogna imparare prima di tutto a stare con se stessi.
Non è una frase presa dalla scatola dei cioccolatini, ma una condizione a cui tutti noi dovremmo aspirare.
Il Natale è il simbolo dell’apertura, e tu puoi trasformare il lockdown in occasione per aprirti a te stesso.
Soltanto dedicando del tempo a te stesso puoi imparare a conoscerti, ad accettarti e ad amarti.
Spesso non riusciamo a dedicarci il giusto tempo, a fermarci per riflettere sulla nostra vita e sul senso che vogliamo dare ad essa.
E allora, approfitta di questi giorni in cui temi di sentire maggiormente la solitudine, per rimanere da solo con te stesso.
Fatti compagnia. Inizia a pulire le tue stanze interiori. Butta tutto quello che non ti serve più e lucida ciò che era rimasto sommerso sotto la polvere e che non riuscivi più a vedere.
La lettera di Natale
Ricordi cosa facevi sempre in questo periodo, quando eri bambino? Scrivevi una lettera a Babbo Natale.
Ecco, scrivi anche quest’anno una lettera, ma a te stesso.
Prepara due tisane o due cioccolate calde e siediti a un tavolo, sorseggiando la tua bevanda.
La seconda sarà per l’”altro te”, quello che avrai di fronte e a cui dovrai indirizzare la tua lettera.
Guardati dall’esterno. Scrivi tutto quello che vedi e sviscera tutte le tue emozioni, nel farlo.
Arrabbiati, con chi vedi di fronte a te. Abbine commiserazione, pena e, quando avrai da lodare, loda pure.
Guardati come forse non hai mai fatto. Sentiti solo. Così solo da non avere più voglia di quella solitudine.
Quando avrai finito, prendi il tuo telefono e chiama quella persona. Sì, proprio quella che aspetti da un tempo indefinito che ti chiami.
Apriti. Fai il primo passo per combattere la tua solitudine. Solca i sentieri che attraverserai quando tutta questa condizione di confinamento fisico sarà finito.
Non pensare alle conseguenze. Accetta che ti possa rispondere o meno. Fallo per il solo piacere di farlo, senza aspettarti nulla di più.
Abbandona le aspettative e non pensare ai traguardi, che sono quelli che ti daranno la sensazione della “promessa rotta”.
Vivi il tuo presente, il tuo sentirti “qui e ora”. Fatti il più bel regalo di Natale che tu abbia mai ricevuto. Regalati te stesso.
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